La carica dei 700 candidati verso il voto del 14 e 15 maggio trova la città divisa. Chi sposa lo scetticismo e getta ombre su questa massa che si mette in gioco. Chi la indica come l’essenza stessa della democrazia. Come fa il nostro coordinatore e capolista, in questo commento.
di Daniele Magrini
candidato lista Sì Patto dei Cittadini
La prima analisi sul voto di ogni commentatore, da un decennio a questa parte, è dedicata all’astensionismo crescente. Sia che si tratti di elezioni politiche che di amministrative. E solo qualche bastiancontrario esulta, tirando sempre in ballo il trito paragone con le cosiddette democrazie evolute, Usa, Inghilterrra, dove la partecipazione al voto è storicamente più bassa. Tutti gli altri, giustamente, indicano nell’astensione un pericolo per la stessa democrazia.
Si resta allora basiti nel leggere, soprattutto sui social, battutine sarcastiche in merito ai 700 candidati che a Siena si mettono in gioco per partecipare alle prossime elezioni amministrative. Commenti negativi a prescindere, come se chi ha deciso di candidarsi sia un povero mentecatto precipitato nel burrone della politica.
Pare di assistere alla rappresentazione di due città, racchiuse oltretutto in un microcosmo di poco più di 50.000 abitanti: la città che non crede più non solo nella politica ma nella partecipazione e nel voto. E che quindi, meditando l’astensione a prescindere, neppure si cura di andare a vedere se tra quelle 700 persone ce ne sia qualcuna su cui fare affidamento. Per loro, le idee programmatiche sono del tutto inadeguate, i candidati sindaci per carità, un gruppuscolo di inetti.
E poi c’è l’altra città, quella che ci prova a mettersi in gioco, sforzandosi di proporre idee per una Siena che è comunque da ricostruire. Come lista Sì Patto dei cittadini lo stiamo facendo con i nostri incontri programmatici aperti alla Tuberosa, per fortuna molto partecipati. Su questo nostro sito è pubblicato il nostro Quaderno delle idee, che ha visto la luce a poco più di due mesi dalla nostra discesa in campo. Perché abbiamo scelto di provare a contribuire a costruire un nuovo futuro per la città. Lo stanno facendo anche tutte le altre liste, alleate o rivali. L’offerta è ampia, le differenze marcate e facilmente individuabili.
Tra i 700, magari, c’è anche il vicino di casa, il cugino, l’insegnante dei figli: questo dovrebbe consentire a tutti di avere maggiore fiducia, di scegliere. Invece pare quasi che a Siena le persone normali, che non accampano genialità o formule magiche, ma che la città la conoscono bene e hanno scelto di candidarsi, siano da guardare con sospetto.
Si può scegliere, comunque, nell’esercizio del libero arbitrio, di stare da parte, di commentare sarcasticamente la carica dei 700, dicendo che comunque “so’ tutti uguali”, affermando nei dialoghi con gli amici: “A me della politica non me ne importa niente”. Non rendendosi conto che questo atteggiamento è quello più politico di tutti: perché è quello che consente ai professionisti della politica di continuare a comandare a Siena.
Pare che la città che sta da parte, non consideri la cosa fondamentale: una selezione ci sarà comunque e la faranno proprio i senesi. Scegliendo liberamente grazie al voto. E se possono farlo su 700 candidati non è una sciagura, ma un’opportunità. Si chiama democrazia.